Ragusa è una delle nove province della Sicilia, situata nella parte sud, sui monti Iblei. È la provincia più a sud di Italia e la più alta dopo Enna, Potenza, Campobasso e l’Aquila. È la città più agiata del mezzogiorno e per questo motivo merita l’appellativo di “isola nell’isola” o “l’altra Sicilia” a ragione del suo diverso contesto socio-economico. Nel 1693 fu colpita da un violentissimo terremoto che la distrusse completamente e provocò circa cinquemila vittime.
La ricostruzione avvenne poco più tardi, agli inizi del XVIII secolo, e divise la città in due grandi zone: Ragusa superiore (sull’altopiano) e Ragusa Ibla (sulle rovine dell’antica città e ricostruita secondo lo stesso impianto). 
La città di Ragusa è oggi la più alta testimonianza dell’arte barocca e per questa ragione la maggior parte dei suoi edifici e monumenti sono stati dichiarati dall’UNESCO, nel 2002, patrimonio dell’umanità
. Il nome antico della città, molto probabilmente, deriva dalla Dea Hybla, venerata dai Siculi e successivamente associato dai greci ad Hera, protettrice dei campi.

Il nome Ragusa, invece, è di origine bizantina e significa granaio, riferito all’abbondanza agricola della zona. Nel corso degli anni e al variare delle dominazioni il nome cambiò adattandosi di volta in volta agli arabi, ai romani e agli spagnoli. Le origini della città di Ragusa risalgono al neolitico e i primi insediamenti al XX secolo a. C. e da sempre ha ricoperto un ruolo fondamentale e centrale nella storia dell’intera isola.

Come tutta la Sicilia, Ragusa, ha subito il dominio di diverse popolazioni a partire dagli antichi siculi, che la difesero dai greci e dagli agrigentini vincendo più guerre. Per tutte le vittorie ottenute la città divenne nota, al mondo antico, come Audax Hibla. Poi arrivarono i romani che la trasformarono in città decumana (città obbligata a pagare con un decimo del raccolto). Ai romani succedettero i bizantini che fortificarono la città con un ampio muro di cinta e poi fu la volta degli arabi nell’848 d. C. dopo vari tentativi di conquista. Sotto il dominio arabo, nonostante le continue ribellioni da parte degli Iblei, vennero costruiti numerosi casali per la coltivazione di cotone e venne dato, a tutta l’agricoltura, un grande impulso.
Nel 1090, con l’aiuto dei normanni, gli arabi furono definitivamente cacciati e da lì in poi, per circa 500 anni, la città fu amministrata da diversi conti in modo libero e autonomo. Anche gli svevi, angioini e aragonesi sono passati per queste terre ma la voglia di autonomia era troppa e bene presto Ragusa si trovò di nuovo senza “padroni”. Nel 1860 arrivò Garibaldi con le sue truppe e Ragusa entrò a far parte del Regno d’Italia.

Oggi Ragusa, come già detto, è la più ricca città del mezzogiorno, dinamica e ben sviluppata con ogni tipo di servizio per i suoi cittadini.
È una città d’arte, la città per eccellenza dell’arte barocca, che ha avuto in questi luoghi la massima espressione.
 Gli edifici, religiosi e non, di interesse sono diversi: il Duomo di San Giorgio, la Cattedrale di San Giovanni Battista, la Chiesa di Santa Maria delle ScaleChiesa delle Santissime Anime del PurgatorioChiesa di San GiuseppePalazzo CosentiniPalazzo BertiniCastello di DonnafugataPalazzo ZaccoPalazzo Schininà di Sant’Elia, Palazzo NicastroPalazzo Sortino-TronoPalazzo La Rocca e Palazzo Battaglia.

Un’altra particolarità della città di Ragusa sono i Ponti e per questo è anche detta la “città dei ponti”.
I più importanti sono Ponte vecchio, Ponte Nuovo, Ponte Papa Giovanni XXIII. In questa provincia sono diversi anche i siti archeologici: Kamarina, Monti Arcibessi, Kaukana, Hybla Heraia e Castiglione di Ragusa. Arte, storia, tradizioni ma anche natura. Le aree naturali dono molte e ognuna ha una sua stupefacente caratteristica: Giardino Ibleo, Villa Margherita, Vialla Santa Domenica, Parco Giovanni Paolo II, Parco Baden Powell, Parco Padre Pio, Riserva naturale macchia foresta del Fiume Irminio, Riserva Naturale Integrale Cava Randello, Demanio Forestale Calaforno, Parco degli Iblei.

Visitare questa provincia sarà senz’altro una grandissima emozione: perdersi nell’arte, nella natura e nella storia, dimenticandosi di essere nel XXI secolo.